Storia di una copywriter

Scrivo da che posso ricordare e, vent’anni dopo, mi chiedo: dov’è la brillante carriera da scrittrice che immaginavo di avere? Reclusa nelle montagne scozzesi a sorseggiare tè e a scrivere le mie storie? Con gli anni, mi sono resa conto che la scrittura è molto più di una fantasia adolescenziale, l’atto in sé è alla base della nostra comunicazione quotidiana. L’annuncio che vediamo sull’autobus durante il tragitto giornaliero per andare a lavorare, lo striscione nella stazione della metropolitana che ci strappa un sorriso o ci fa storcere il naso, i post sui profili social: tutto è scritto, analizzato, riscritto, testato e autorizzato a raggiungerci.
La dieta del lettore contemporaneo si basa sulle live stories di Instagram, tweet, post su Facebook e molto altro. Il copywriting non è più quello di una volta. Autori e giornalisti possono anche nutrire un senso di superiorità nei confronti di chi si immerge nelle acque torbide di questa professione ma – una volta che si guardano più da vicino le responsabilità che il lavoro comporta e le competenze necessarie – ci si accorge di quanto un copywriter abbia da gestire. I tempi del WEB 2.0 con gli articoli pieni di parole chiave in grassetto sono finiti. I copywriter si sono adattati a un nuovo modo di vendere prodotti.
Con poche righe, questi maestri contemporanei della flash fiction devono condensare un messaggio, una call to action, attirare i loro lettori e compiacere i loro datori di lavoro. Quando si dice trovarsi tra l’incudine e il martello. Un giornalista con talento per il marketing, un venditore con un debole per le parole, uno scrittore con un forte profilo Twitter: i copywriter oggi sono specializzati su un argomento ma hanno un set di skill e competenze diversificate. Nei loro CV abbondano sigle e acronimi: dal SEO, SEM, è proficient nell’uso della lingua inglese, dei software di videoediting, non dimentichiamo photoshop e illustrator. Dall’ideazione al confezionamento del progetto, questi interpreti della narrativa moderna devono saper fare tutto.
All’inizio degli anni zero, Baricco identificava i nuovi “barbari” come dei surfer che usufruivano della cultura in modo orizzontale piuttosto che verticale e, una dozzina di anni dopo, ci rendiamo conto che l’utente medio rispecchia questo profilo, si sa di tutto un po’. Dall’altro lato della barricata, invece, troviamo una schiera di professionisti che, per fornire materiale sempre più aggiornato e all’altezza dello scrutinio degli users, s’immerge nelle acque più profonde di un argomento prescelto. Specularmente ai propri lettori, di poco tanto.

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La dieta del lettore contemporaneo si basa sulle live stories di Instagram, tweet, post su Facebook e molto altro. Il copywriting non è più quello di una volta.