Mestiere: Scrittore

Impara l’arte e mettila da parte. La domanda è semplice: la scrittura creativa si può o non si può insegnare? Alcuni dicono di sì, altri sostengono il contrario. A volte ci troviamo davanti a un equivoco, che l’espressione “scrittura creativa” sia diventata un’abbreviazione che racchiuda concetti come talento, fantasia e immaginazione, strumenti, la possibilità di essere pubblicati e molto altro.

Proviamo a fare un passo indietro e ad alleggerire la pressione sulle spalle di queste due parole. In Italia, al momento, non vi è un sistema strutturato (di stampo pubblico) che consenta agli aspiranti scrittori di mettersi in gioco e di contestualizzare le proprie esperienze e conoscenze. Non mancano scuole private anche rinomate (la Scuola Holden a Torino e la Bottega Finzioni a Bologna sono fra i nomi più noti), senza considerare il numero sempre più alto di workshop sparsi sul territorio; ma gli insegnamenti non sono scevri da forme e manierismi precisi. La possibilità non è sempre alla portata di tutti sia per la proporzione domanda-offerta, sia per il capitale richiesto per accedere ai programmi di insegnamento.

Leggermente diversa è la situazione se volgiamo gli occhi alle realtà accademiche anglo-sassoni. Oltre-manica, e oltre-oceano, la scrittura creativa viene vista come una pratica di ricerca insegnata sin dai primi anni universitari. Quando gli aspiranti scrittori mettono mano alla loro opera, la pratica stessa della scrittura diventa una sorta di coltellino svizzero che consente di esplorare i propri limiti, superarli, imparare le regole e romperle con cognizione.

Uno degli elementi più importanti del concetto di “scuola” è la comunità che crea e che mette a disposizione di chi affronta la pratica: dagli insegnanti che hanno fatto gavetta e pubblicato, agli editori che offrono una prospettiva commerciale – perché se si vuol vivere scrivendo, bisogna vendere – agli stessi studenti che creano una rete di scambio e di supporto.
Scrivere è un mestiere che, mai come oggi, è declinato in diverse alternative: dal copywriter e blogger, allo sceneggiatore e scrittore, dallo studente che affronta un percorso di ricerca all’insegnate. È giunto il momento di ragionare su quali strumenti la nuova generazione di scrittori ha bisogno e dove possono essere reperiti.

Andrew Solomon ci aiuta a mettere le cose in prospettive. In un articolo pubblicato sul The New Yorker, lo scrittore afferma: “Quella retorica dell’urgenza è il mantra di molti scrittori: potremmo aver intrapreso questa strada per i soldi, per la fama, per un bisogno di catarsi–ma, ancora più fondamentale, siamo qui perché ci sembra l’unica possibilità.”
A volte penso di poter applicare tutta l’esperienza e gli strumenti a mia disposizione per intraprendere un’altra carriera, ma poi penso ad Andrew Solomon e mi passa la paura.

{

Impara l’arte e mettila da parte. La domanda è semplice: la scrittura creativa si può o non si può insegnare? Alcuni dicono di sì, altri sostengono il contrario.