L'Editoriale
Anche nel 2016, secondo i dati Eurostat, l’Italia si colloca al penultimo posto in Europa per occupazione dei neolaureati a tre anni dal conseguimento del titolo di studio. I dati Istat di luglio 2017 confermano che oltre un terzo dei giovani italiani è disoccupato. Sebbene il sistema accademico italiano offra contenuti di prima qualità, la sua gestione e la difficoltà a preparare al lavoro impediscono ai giovani un passaggio agevole da una fase all’altra, situazione peggiorata da un’inefficace politica di sostegno all’occupazione e dalla crisi economica.
I ragazzi si aspettano poco perché è stato insegnato loro che meritano poco, che lavorare è un lusso non un diritto. L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. Un tempo, ora non più.
Chi non si è confrontato con offerte di lavoro del tipo: cercasi stagista per contratto a tempo determinato, rimborso spese; cercasi stagista full-time, cinquecento euro al mese; cercasi stagista servizio clienti, cinquecento euro più ticket pasto.
Passi in avanti rispetto alle offerte di tirocini che, in passato, offrivano esperienza in cambio di un lavoro full-time. É un’opportunità che viene negata a molti, perché un tirocinio offre uno slancio, una piattaforma per poter esibire le proprie skills. Una volta all’interno dell’azienda, si può lavorare sodo, dimostrare le proprie capacità e conquistare un contratto che, per sei mesi o un anno, consentirà di tirare il fiato e non preoccuparsi, mentre ci si culla nell’illusione di una vittoria di Pirro. Ma a volte, l’approfondimento e la gavetta non pagano, e il tirocinio rischia di configurarsi come un limbo che, dopo mesi di lavoro, diventa palude.
MANIPOLAZIONE O FORMAZIONE?
Oggi, lo stage è parte integrante di molti percorsi di studi universitari; l’esperienza consente allo studente di confrontarsi con una realtà lavorativa e acquisire i primi strumenti per orientarsi. In un sistema controllato, il tirocinante viene supervisionato nell’acquisizione di tecniche e competenze e, allo stesso tempo, incoraggiato a formarsi autonomamente e ad esplorare le opzioni a sua disposizione.
Vi sono opinioni contrastanti riguardo all’efficacia degli stage, alcuni fruitori del programma apprezzano la possibilità che gli viene offerta, altri lamentano il tempo sottratto allo studio e ad un’eventuale attività part-time. Un’altra variabile fondamentale è l’approccio che l’azienda ha nei confronti dell’esercito di tirocinanti che bussa alle loro porte. È un’opportunità per entrambe le parti, da un lato i giovani hanno il vantaggio di confrontarsi con la logica di un posto di lavoro, dall’altro, il management ha la possibilità di ricoprire un ruolo da mentore e formare i giovani che andranno a costruire l’economia futura. I racconti del terrore non mancano, testimonianze di studenti costretti a svolgere mansioni fine a se stesse. Il tirocinio funziona solo se calato all’interno di un percorso che prevede formazione e crescita e non visto solo come il sostituto di un’agenzia interinale.
“Fa l’effetto di un demonio e dopo il primo istante di terror. Ti senti in suo poter e tremi al sol veder gli occhi di felino predator,” ma questa è un’altra storia.
È un’opportunità per entrambe le parti, da un lato i giovani hanno il vantaggio di confrontarsi con la logica di un posto di lavoro, dall’altro, il management ha la possibilità di ricoprire un ruolo da mentore e formare i giovani che andranno a costruire l’economia futura.